lunedì 6 maggio 2024

Il prof. di matematica

 

Benevento, 7 febbraio 1977
"Il mio professore di matematica ha un accento un po’ settentrionale anche se non lo è. Le sue consonanti hanno un suono così duro da farlo sembrare quasi un tedesco. 
È un personaggio eccentrico, non ne ho mai conosciuto uno così, simpatico, però, nonostante tutto. È mingherlino, sulla quarantina e cambia abito ogni volta che viene a lezione. 
Entra in classe e ci saluta dicendo velocemente, come una mitragliatrice: “Salve, ragazzi!” e, subito dopo: “Shhh, silenzio! Vi do DUE!!!!”. 
Poi spiega. Prende un foglietto, se lo avvolge intorno all’indice, comincia ad agitarlo, lo porta alla bocca, lo lancia sulla cattedra. Scrive alla lavagna, ma non come tutti. Scrive di sbieco e alterna la mano destra alla sinistra. 
A volte ci parla di quando faceva il militare a Lecce e a noi fa molto piacere che si dilunghi, così l’ora passa più in fretta. Alcuni giorni fa ci ha raccontato di quando era allievo sottufficiale ed erano costretti a fare delle esercitazioni durissime. Dovevano saltare muri e stagni con pesanti zaini sulle spalle. Meno male che lui non aveva mai avuto problemi grazie al suo fisico scattante e adatto agli sport. 
Sono terrorizzata quando dice: “Di’ tu!” perché vuol dire che ci chiederà di ripetere, uno per uno, quello che ha spiegato. Guai ad indugiare nella risposta perché fa di tutto per confonderci, finge di spararci, dice che abbiamo la testa a prova di pallottole dum-dum e così via. 
L’esperienza militare deve averlo segnato parecchio."
(da un diario ritrovato)